giovedì 26 gennaio 2012

I due piccoli eroi del "Pavese di Lu"


Recensione apparsa su "Il Piccolo" di Alessandria del 13 gennaio 2012

Che sia una penna felice lo sanno i suoi compaesani, fedeli lettori del mensile "Al pais d’Lu", ma anche coloro i quali si sono imbattuti nel suo primo libro, "L’eredità del padre".
Ora, però, Christian Isola, nato a Torino, adottato da Milano ma assolutamente luese in tutto e per tutto, torna... sugli scaffali con una nuova opera, che in realtà sono due, perché racchiusi dal titolo "Canto per due stagioni" (edizioni Araba Fenice), si sviluppano i racconti "L’ultimo settembre" e "La primavera di Tino".


Sono storie dal sapore antico, proposte con tratto moderno, asciutto.  Storie che invitano alla riflessione, che si portano appresso un senso di nostalgia e che, in certi tratti, profumano di Monferrato, terra che fa non solo da sfondo ma che entra a pie’ pari nelle vicenda, come nel brano che ha per protagonista Alfio, un ex partigiano che torna al paese dopo moltissimi anni. Pensava, lui, di trovare tutto come prima, un luogo appiattito, ingoiato dalla routine, placido e senza trasgressioni. Scopre invece che la corruzione della  modernità non ha risparmiato neppure la campagna e che noia e benessere, «cancro silenzioso che affligge tutta la modernità», si mescolano tra tensioni, incomprensioni, silenzi. «L’ultimo settembre è la mia piccola ‘Luna e i falò’» dice Isola, citando Pavese che, come Fenoglio, fa parte del suo bagaglio culturale.

Il secondo racconto, "La primavera di Tino", ha un’ambientazione differente: la Torino degli anni Settanta, quella in cui vive Tino, figlio di un operaio e di una portinaia. La sua vita - anzi: il suo modo di concepire la vita - cambia quando incontra Flavio, un ragazzo ribelle con genitori hippy e un presente piuttosto sopra le righe.  «Sono due piccoli eroi, sia Alfio che Tino - spiega l’autore - due avventurieri della normalità che cercano un equilibrio che dia un senso alle stagioni estreme della vita». È l’equilibrio che tutti dovremmo cercare, forse.
Massimo Brusasco

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