venerdì 13 gennaio 2012

"Un equilibrato gioco di delicatezza e forza"

Ricevo e pubblico la recensione spassionata di una lettrice che ha particolarmente apprezzato "L'ultimo settembre".

Dolce e romantico, "L'ultimo settembre" è un diario scritto tra un equilibrato gioco di delicatezza e forza. Con le digressioni dei ricordi di Alfio, l'autore ha condotto con molta naturalezza per mano il lettore a mettere ogni tassello di questa intensa storia al proprio posto, in quella campagna che è famigliare un po' a ciascuno di noi.  Ha sollevato il velo e mostrato un mondo e un ambiente che potrebbe essere facilmente quello che chiunque ha conosciuto, personalmente o indirettamente.

Una trama avvincente, mai banale, mai scontata : incentrata sui fatti, quelli attuali e quelli pregressi, per dare un quadro di una famiglia, senza far pesare il "cosa succederà dopo", ma tenedo il lettore sospeso tra la curiosità di sapere come si muovono i protagonisti, e cosa ci sia stato prima che li ha resi così come sono.

Uno svolgimento con un salto di qualità : in questo libro ho trovato non più un "esercizio di scrittura" (come ho personalmente percepito nel primo racconto, e in alcuni passi del libro di esordio "L'eredità del padre"). Ho trovato un romanzo a tutti gli effetti, a tutto tondo. Un uso del capitolo spezzato (che sicuramente fa breccia su qualsiasi lettore) molto ben calibrato, e cui l'autore ha fatto ricorso maggiormente rispetto ai precedenti scritti.

I personaggi, simbolo e simbolici, ma non stereotipati. Assolutamente naturali, o se studiati, resi con molta semplicità d'animo, senza artifici. Chiunque è stato Diego, chiunque ha ritrovato in un'anziana nonna le vecchie maniere dell'Angiulina, o ha percepito la distanza di un padre, la difficoltà di essere una buona madre. I genitori, quanto mai attuali: benché con un occhio esterno compiano degli evidenti errori educativi verso il figlio, e tra loro stessi, sono pienamente umani, e scagli la prima pietra chi può ritenersi migliore. Mi hannno suscitato comprensione: chi non vorrebbe il meglio per il proprio figlio, a volte rendendosi cieco di fronte alle sue vere richieste e grida disperate di aiuto, cadendo nella facile trappola di compensare con il materialismo affetti che non è sempre facile dimostrare. Penso alla Rosa, che ha il torto di voler essere una buona madre, o Cesarino, che non sa come ammettere, a se stesso e alla sua famiglia, che il suo matrimonio è finito, e questo influisce anche sulla sua figura di padre. Lui, vittima due volte: di una moglie insoddisfatta e quindi scontenta, e del suo stesso padre. Quello che ho percepito di lui è stata una latente consapevolezza di essere stato in fondo una delusione anche per Luigi, non essendo tagliato per il mestiere di contadino.

E Diego, il ragazzo che ciascuno di noi ha incontrato nella propria vita: ricoperto di doni, ma privato dell'essenziale. Da un punto di vista prettamente giovanile, ci si può rispecchiare in lui, molti suoi coetanei intraprendono la sua medesima strada, oggi più che mai, per lo stesso sentimento di non essere stato compreso fino in fondo, e di essere stato sovraccaricato di aspettative.

E infine, Alfio: più che uno zio, l'uomo che ciascuna donna vorrebbe conoscere nella vita. Premuroso, rassicurante, attento, dotato di un fine talento a cogliere al volo i sentimenti degli altri.

Una scrittura appassionata, o meglio, un personaggio appassionato, Alfio.

Questo romanzo mi ha conquistata: ho incontrato uno scrittore!

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